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In Italia la copertura dello standard 4G, relativo alle tecnologie della quarta generazione di telefonia mobile, è quasi completa: i numeri si aggirano fra il 95% (Wind Tre) e il 98% (Vodafone e TIM). Approssimativamente un quarto del territorio è coperto dai più avanzati standard 4G+, mentre nelle principali città è già disponibile l’ulteriore step costituito dalle reti 4.5G. In effetti lo standard 4G ha ormai otto anni, avendo fatto il suo “debutto” nel 2010.

Il 5G

Nessuna sorpresa, dunque, se le compagnie telefoniche stanno già lavorando sulla successiva generazione, lo standard 5G. Il 5G è pensato per sfruttare le onde millimetriche, ad oggi praticamente inutilizzate, in modo da ottenere un traffico (stimato) 1000 volte più veloce rispetto al 4G.

Il problema delle frequenze

In Italia la situazione è (poco sorprendentemente) più complessa, perché le frequenze in questione sono parzialmente occupate dal digitale terrestre: l’Unione Europea ha concesso all’Italia una proroga fino al 2022 per dirimere la questione, con il 5G che diventerà comunque operativo dal 2020, come programmato. Per il resto il progetto sta procedendo: la sperimentazione sul 5G è già stata avviata a Milano, Prato, L’Aquila, Matera, Bari e Genova, mentre proprio in questi mesi si sta svolgendo l’asta per le frequenze libere fra le diverse compagnie telefoniche.

5G per le aziende

L’arrivo del 5G è dunque imminente, ma non sarà per tutti. Christoph Vilanek, amministratore delegato dell’operatore tedesco Freenet (uno dei principali in Germania) ha infatti dichiarato che non vede alcun utilizzo del 5G per l’utente finale nei prossimi 5 anni. In effetti tutti gli operatori stanno investendo soprattutto nel settore delle aziende, perché il 5G potrebbe dare un impulso decisivo all’Internet of Things, all’industria 4.0, all’automotive e agli altri settori d’avanguardia.

Non per i privati, ad ora

Per i privati il gioco non vale la candela, non nel breve periodo almeno: come ha sottolineato lo stesso Vilanek, anche le più dispendiose fra le tecnologie ad uso privato (come lo streaming video) funzionano benissimo con 4G o addirittura 3G. Non avrebbe quindi senso per un privato affrontare gli ingenti costi del passaggio al 5G, almeno nei primi tre anni della sua esistenza.

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