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L’anno del ransomware
Dal punto di vista del cyber crime il 2017 è stato caratterizzato dalla diffusione esponenziale dei ransomware, con alcuni attacchi su scala globale come WannaCry e Petya. Ricordiamo come gli attacchi ransomware siano quelli che criptano i dati del computer infettato, al fine di ottenere un riscatto per la loro decrittazione.
Il calo
Negli ultimi mesi tuttavia il fenomeno è in calo, a causa di numerosi fattori. Prima di tutto in seguito agli attacchi su scala globale utenti e aziende hanno imparato a difendersi in una maniera più efficace tramite policy di backup, opportune difese informatiche e formazione più approfondita. Inoltre il metodo del riscatto tramite bitcoin ha mostrato grossi limiti in quanto molte vittime di attacchi ransomware non hanno voluto o potuto pagare (magari perché non hanno mai avuto a che fare con bitcoin o criptovalute).
Il cryptomining
Se da un lato la diffusione dei ransomware ha subito una forte battuta d’arresto, dall’altro si è diffuso un nuovo (e ancor più insidioso) tipo di cyber crime: il cryptomining. In questo caso i computer infettati (con i soliti mezzi, ad esempio allegati di mail apparentemente innocue) cominciano a lavorare in background per generare criptovalute inviate automaticamente agli hacker. In pratica il computer infettato arricchisce i pirati informatici senza che il legittimo possessore della macchina possa notare molto più di rallentamenti e picchi di consumo di energia. La vittima di cryptomining quindi paga direttamente sulla bolletta dell’energia elettrica il lavoro di cryptomining di cui beneficiano gli hacker.
Come difendersi?
Come difendersi dal un attacco del genere? Le strategie sono le stesse che si adottano contro i ransomware: tenere costantemente aggiornati il sistema operativo e le applicazioni, scansionare con un buon antivirus (se necessario) ogni file che il computer riceve ed effettuare regolari backup. Inoltre, in questo caso, è bene tenere sotto controllo il consumo di energia elettrica del vostro computer.
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