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Più privacy e trasparenza
Dopo il caso Cambridge Analytica, di cui abbiamo parlato nel precedente articolo, Facebook sta cominciando a prendere provvedimenti per assicurare ai suoi utenti una migliore trasparenza nel campo della privacy. In un aggiornamento del 28 Marzo il social network di Zuckerberg ha infatti annunciato che la disposizione delle impostazioni verrà ripensata in modo da rendere le opzioni di privacy più visibili, in modo che sia più semplice trovarle e gestirle.
Gli strumenti
Facebook assicura inoltre che saranno forniti appositi strumenti per trovare, scaricare e cancellare i dati personali, ricordando a questo proposito che è già possibile scaricare il nostro “dossier” con tutti i dati che il social network dispone su di noi.
Il nostro “dossier”
Per farlo basta aprire le impostazioni di Facebook e cliccare su “Scarica una copia dei tuoi dati di Facebook”: sarà richiesta la password dell’account, quindi dopo qualche minuto (necessario per la raccolta) all’indirizzo mail di registrazione sarà inviato un link da cui scaricarli, previo nuovo inserimento della password. Si avranno così a disposizione tutti i dati che Facebook ha su di noi, ovvero quelli menzionati nell’opportuna guida.
Il “dossier” di Google
Facebook non è l’unica piattaforma a fornire un servizio del genere, anche se al momento è indubbiamente quella più sotto i riflettori. Anche Google ci consente infatti di scaricare il nostro “dossier” personale contente i dati che abbiamo fornito a Google Calendar, Drive, Photos, Books, Hangouts, Maps, Mail e Youtube, nonché ovviamente quelli relativi alle nostre ricerche sul motore di ricerca più famoso al mondo… e molto altro ancora.
Come scaricarlo
Basta visitare la pagina di Google Takeout, selezionare i servizi Google che ci interessano (di default sono selezionati tutti), scegliere le dimensioni massime per singolo file (se l’archivio è più pesante verrà suddiviso in diversi file) e infine scegliere fra farsi inviare il link per il download via mail o aggiungere il materiale a Drive, Dropbox o Onedrive (venendo quindi incontro anche a chi usa altri servizi cloud). Il servizio funziona quindi in maniera del tutto analoga a quello di Facebook, sebbene la raccolta dei dati sia mediamente più lenta avendo a che fare con molti più servizi.
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