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Non è complottismo, e nemmeno una prospettiva futura: i programmi automatici (bot) che manipolano i social network fingendo di essere utenti in carne ed ossa esistono già, e sono una tecnica ampiamente sfruttata per settare trend a fini commerciali o politici.

Twitter

Queste pratiche sono particolarmente diffuse su Twitter e social network simili, basati sullo scambio di battute brevi e in cui i profili utente non sono molto complessi. Questo perché il limite di caratteri facilita al bot il compito di creare un post verosimile, e al tempo stesso non è necessario uploadare molti contenuti per creare un profilo utente credibile.

L’approccio

Il lavoro del bot comincia con la ricerca di parole chiave (hashtag) relative agli argomenti per cui è stato programmato, o in generale per trend molto popolari. In questo modo trova i profili delle “vittime” e le approccia generando un post generico, spesso un insulto, pensato in modo da provocare una risposta.

Da bot a umano

Se la vittima cade nel tranello e comincia un’accesa discussione con il bot, questo sarà sostituito da un operatore umano che manderà avanti il lavoro al posto suo: passaggio questo solitamente riconoscibile dal fatto che i post diventano più lunghi e articolati. Ovviamente si tratta di un soggetto pagato apposta per provocare la vittima protraendo la discussione il più possibile, per cui ogni tentativo di dialogo sarà inutile proprio come con il bot.

Gli obiettivi

Lo scopo? Principalmente manipolare i trend: non importa se bene o male, l’importante è che se ne parli. In caso di attacchi più mirati potrebbe esserci anche la specifica volontà di far perdere tempo che potrebbe essere impiegato in mansioni più costruttive.

La soluzione

Cosa fare contro i bot? Semplice: bloccarli. Bloccarli, non semplicemente silenziarli, in modo che non abbiano più accesso al profilo della vittima designata e non possano quindi usare i suoi contatti per cercare nuovi bersagli.

La guida avanzata

Per chi fosse interessato ad approfondire l’argomento, la testata online Ponyter propone un’ottima guida avanzata (in inglese) per riconoscere e smascherare i bot su Twitter.

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